EDDA CIANO, TRA CUORE E CUORE

COMPAGNIA DELLA MARCA su concessione MEDITERRAREA presenta

EDDA CIANO, tra cuore e cuore

Musical di Dino Scuderi

Testi e liriche
Elisabetta Tulli, Dino Scuderi
Musiche di
Dino Scuderi

Con
Floriana Monici
Roberto Rossetti
Cristian Ruiz
Brunella Platania
e con Alessandro Casalino, Benedetta Morichetti, Cristina Crescini, Enrico Verdicchio, Francesco Properzi, Ilaria Gattafoni, Matteo Canesin, Silvia Gattafoni

Regia e Coreografie ROBERTO ROSSETTI
Arrangiamenti e Direzione musicale DINO SCUDERI

Scenografie RUDY TEODORI
Costumi GIULIA CICCARELLI
Progetto Luci ULISSE RUIZ
Progetto Suono LORENZO CHIUSAROLI (ORTLIS)

ORCHESTRA
Pianoforte e Direzione SERGIO COLICCHIO – Contrabbasso SIMONE GIORGINI – Batteria LUCA CINGOLANI – Violino ANDREA ESPOSITO – Sax/Clarinetto/Flauto LEONARDO ROSSELLI

IL PERSONAGGIO

Figlia amatissima e prediletta di Mussolini e moglie di Galeazzo Ciano. Edda fu una figura inquietante e tragica, presa com’era dalla sua lacerante ossessiva oscillazione fra i valori dello Stato e quelli della famiglia.

Primadonna intrigante e viziosa, ingenua passionaria affascinata dal Reich, capace di influenzare le oscillanti simpatie del padre, Edda Ciano Mussolini è un personaggio che si inserì con tragica determinazione in una tenebrosa saga familiare che rispecchia il dramma di una nazione.

Con il marito Galeazzo Ciano, Conte di Cortellazzo e figlio dell’eroe di guerra e potente ministro Costanzo Ciano, forma una “coppia aperta” ante litteram, ma nella loro unione si insinua il tarlo dell’inappagamento e dell’infelicità: lui si perde con principesse e attrici, lei provoca uno scandalo dietro l’altro nel dorato ritiro di Capri. Poi il crollo del Regime, il “tradimento” politico di Ciano e la sua condanna a morte, cui il Duce non sa, non può, non vuole opporsi. Mentre infuria la guerra civile, Edda si innamora ancora di suo marito e, in una trama affascinante che sta fra la tragedia greca e un film di spionaggio, la loro storia si confonde con quella del Regime.

LO SPETTACOLO

In un tipico Caffè italiano anni ’50, intriso di voglia di dimenticare gli orrori della recente guerra, una piccola orchestrina accompagna una serata stanca che volge ormai al termine. Ad un tavolo è seduta la nostra protagonista Edda Ciano Mussolini, che calata in un non tempo teatrale e costretta in un’unica ambientazione scenica che fa da cornice a danze spumeggianti, coreografie da musical, canzoni, in un gioco delle parti fra lei, il marito Galeazzo, gli avventori, il cantante della piccola orchestrina del Caffè e i musicisti, rivive, o vive, o immagina o è vittima dei fatti narrati.

Tra cuore e cuore va al di là del musical storico politico, ma prende in prestito i sapori e i dissapori di un’epoca così incisiva per il mondo intero per raccontare il dramma di una donna incapace di salvare il proprio uomo, condannato alla pena capitale dal proprio adorato padre. Come in un piano sequenza cinematografico via via entriamo nell’animo di questa donna: volitiva, insofferente, coraggiosa, fragile, innamorata.

Attraverso le appassionanti melodie di Dino Scuderi è la forza dell’amore oltre la guerra, il dolore, l’affetto filiale, quello che resta in un pirandelliano gioco delle parti con un finale mozzafiato.

CENNI STORICI

Edda nasce a Forlì ed è la primogenita di Benito Mussolini e Rachele Guidi.

Edda sposa a Roma, il 24 aprile 1930, Gian Galeazzo Ciano, da cui avrà tre figli: Fabrizio (detto Ciccino), Raimonda (detta Dindina) e Marzio (detto Mowgli). Le nozze, avvenute a Roma, segnano l’avvio dell’inarrestabile ascesa politica del marito come ‘delfino’ di Mussolini. Dopo una parentesi in diplomazia, Ciano diventa prima sottosegretario alla Stampa e Propaganda e poi ministro degli Esteri. Nel 1939, con l’occupazione italiana dell’Albania, la città di Saranda prende il nome di Porto Edda, che conserva fino al 1944. Edda appoggerà sempre le posizioni del padre sulla guerra, più tentennante sarà il marito Galeazzo.

Di personalità intraprendente e irrequieta, presenta comportamenti da lei stessa in seguito definiti “da maschiaccio”, che la porteranno non di rado a scontrarsi con il potente padre che, a tale proposito, pare ebbe a dire: “Sono riuscito a sottomettere l’Italia, ma non riuscirò mai a sottomettere mia figlia”. Il suo carattere indomito si manifesta sia da bambina (portata a studiare nel collegio delle signorine “bene” di Poggio Imperiale, si fa ritirare dopo poco), sia da ragazza (è una delle prime donne a portare i pantaloni ed il bikini), sia da adulta (tradisce – ricambiata – il marito, fuma, gioca d’azzardo).

Il 25 luglio 1943 Ciano vota l’Ordine del giorno Grandi di sfiducia a Mussolini, un voto che gli costa l’accusa di alto tradimento e che dà inizio alla personale tragedia di Edda, la quale conduce una dura battaglia solitaria per salvare la vita del marito, cercando di barattarla con i diari del medesimo, fortemente critici verso la Germania. Edda ha furiosi scontri con il Duce, nonché con la madre Rachele, nel tentativo di salvare il marito dalla condanna a morte seguita al Processo di Verona, nel 1944, e solo molti anni dopo dichiarerà di aver perdonato suo padre per non aver potuto o voluto salvare la vita di Galeazzo. Della madre dirà: “Lei ha difeso il suo uomo, io ho difeso il mio”.

Rimasta definitivamente sola, dopo la fucilazione del marito, avvenuta l’11 gennaio 1944, Edda si rifugia con i figli in Svizzera, dove viene ospitata nel piccolo convento delle suore domenicane di Neggio. Dopo quattro mesi dalla fine della guerra e dalla fucilazione di Mussolini, dietro richiesta del governo italiano, gli svizzeri fanno uscire Edda dal paese. Viene condannata a due anni di confino sull’isola di Lipari. Dopo un anno beneficia dell’amnistia promulgata da Palmiro Togliatti, in quel momento ministro della Giustizia, e si ricongiunge ai figli.

In età avanzata Edda Ciano ha rilasciato una serie di interviste, registrate nel 1989 da un amico di vecchia data, nelle quali racconta per la prima volta la sua vita, in particolare l’adolescenza, il suo rapporto con i genitori, le loro passioni, l’ascesa al potere del padre, i suoi amori, le guerre, la vita mondana, le tragiche giornate di Verona. Edda Ciano muore a Roma l’8 aprile 1995; è sepolta a Livorno, nel Cimitero della Purificazione, accanto a Galeazzo.

 

NOTE DELL’AUTORE

Confesso di non essere mai stato particolarmente attratto da storie in cui sono schierati i classici buoni da una parte e i cattivi dall’altra, oppure da vicende i cui protagonisti sono eroi.
Edda per esempio non fu un eroina e, peraltro, non credo si preoccupasse molto per risultare simpatica. Fu piuttosto una donna al cui mondo che la circondava rispondeva con un atteggiamento algido e distaccato e che il destino, quasi a volerla sfidare, volle mettere a dura prova.
Crebbe sovrastata da due monumentali figure maschili: da una parte il padre e dall’altra il marito i quali ne condizionarono inevitabilmente l’esistenza, nel bene e nel male.
Fu quindi di animo ribelle, soprattutto al ruolo relegato in quel tempo alla donna e, ancor più, ad una moglie: donna di casa, devota al marito e paziente, soprattutto paziente.

Grazie a Luca Notari, Elisabetta Tulli, Armando Pugliese, Roberto Rossetti e alla Compagnia della Marca.

Dino Scuderi